domenica 20 febbraio 2011

Dal Mare alla Val Susa

La cosa era stata organizzata per quasi tutto l'inverno. Si erano succeduti numerosi volontari, anche se alla fine siamo rimasti in due.
Riportate le tracce ricavate da Google-Earth sul GPS (come spiegato in un precedente post) e preparate le moto siamo partiti da Genova alla volta di Monesi: punto di partenza.
Protagonisti del giro: Paolo con la sua R800GS e me con il super Cagivone.

La salita che parte dietro ai cassonetti della spazzatura porta all'inizio dello sterrato che da Monesi porta al Saccarello per poi proseguire verso Limone. Pezzo di strada famosa a tutti i fuoristradisti come "La Via Del Sale".



Appena partiti, dopo pochi chilometri incontriamo un pastore con il suo gregge di pecore che occupano simpaticamente tutta la carreggiata. Mi tocca farmi strada tra gli ovini che non si curano più di tanto della mia presenza.

Superata questa prima difficoltà proseguiamo. La strada la conoscevo come le mie tasche poiché questo tratto negli anni l'ho percorso almeno dieci volte. Tuttavia noto con piacere che la traccia realizzata con Google-Earth e poi trasferita sul GPS corrisponde perfettamente.
Ci avviciniamo al Colle Del Lago Dei Signori.
La giornata è stupenda e i panorami meravigliosi.

La strada non è mai particolarmente impegnativa e ci avviciniamo pian piano al Colle di Tenda
Seguiamo in asfalto lungo i tornanti che portano a Limone Piemonte.
A questo punto si presentava la prima incognita: dovevamo trovare il punto di partenza che da Vernante si snodasse verso Costa Croce Collura e il paesino di Roaschia.
Abbiamo superato quasi il paese di Vernante quando ci siamo accorti che sul GPS la traccia si "allontanava" da dove ero posizionato io sullo schermo.
Tornando indietro abbiamo imbeccato la stradina che si arrampicava oltre il torrente Vermenagna e che dopo poche centinania di metri diventava a fondo naturale.
La strada era giusta e si trattava di una sterrata nel bosco che saliva di quota. Malgrado i numerosi bivi siamo riusciti sempre a mantenere la traccia segnata sul GPS fino ad un punto panoramico dove sullo sfondo si riconosceva il paese di Roaschia.
Foto di rito con Paolo in bella mostra con la sua R800GS.

Scesi di quota la strada si è fatta asfaltata.
Superato il paese di Roaschia e superato in asfalto il colle della Madonna del Colletto, strada tutta curve dove ci siamo pure divertiti a "piegare", siamo arrivati a Demonte dove al Bar Pasticceria Centrale abbiamo pranzato con qualche panino e due spettacolari cannoli alla crema.
Fatta benzina siamo ripartiti verso il Vallone dell'Arma. Mi accorsi quasi subito di aver perso gli "Occhiali da Cross". Una vera tragedia. Siamo tornati indietro a cercarli al bar, al distributore, nella piazza dove avevamo parcheggiato, ma niente. Qualcuno doveva averli notati e se li era portati via. D'altronde si trattava sempre di un paio di Oakley di un certo valore. Pazienza, proseguii il viaggio senza.
Il Vallone dell'Arma era un tempo una strada sterrata (più di venti anni fa) che portava al Colle Del Mulo e quindi a Castelmagno.
Salendo di quota si intuisce la bellezza del paesaggio e la maestosità delle montagne.
Appena arrivati a colle del Mulo abbiamo abbandonato l'asfalto passando sulla destra una sorta di "portone naturale" che si affacciava sulla piana della Gardetta:
Devo dire che c'era parecchio traffico tra 4x4, gente a piedi e in Mountain Bike.


Il fondo era a tratti molto pietroso a tratti liscio. Ma mai difficoltoso.
Siamo quindi arrivati al paesino di Preit da dove avremmo affrontato il tratto asfaltato più lungo. Infatti, secondo quando avevo studiato, non c'era modo di arrivare a  colle Sampeyre seguendo una strada fattibile con un bicilindrico. Forse con la motina leggera si poteva rischiare un po' di "enduro esplorativo" e saltare quei km di asfalto. Tuttavia con le "mucche" non era il caso rischiarsela.
Malgrado tutto percorrere il Vallone dell'Elsa è stato comunque una bella esperienza. La strada infatti si articolava lungo le pareti delle montagne talvolta scavate per far spazio alla carreggiata.

Arrivati in cima alla valle era scontata la foto delle due protagoniste del viaggio.

A questo punto avremmo dovuto risalire fino al colle Sampeyre tramite una strada sterrata che non siamo riusciti a trovare. La traccia forse per un mio errore, forse per una imprecisione del GPS non corrispondeva e quindi siamo saliti in asfalto fino al colle Sampeyre.
Da qui abbiamo preso una strada militare (detta impropriamente Strada dei Cannoni) che corre lungo tutta la costa della catena montuosa.
E ci ha portato fino al Colle del Birrone (la foto sotto sarebbe stata più appropriata con un bel boccale di birra ghiacciata in mano).

Ripartiti verso il santuario di Valmala abbiamo fatto un tratto con  alcune cunette. Divertenti.
Una delle modifiche che dovevo ancora fare alla Elefant era la sostituzione delle pedane con un tipo un po' più grosso e robusto. Infatti durante la guida in piedi non mancava l'occasione di "perdere" la presa sulla pedana perché troppo piccola e lo stivale scivolava.
E proprio su quelle cunette tra il Colle del Birrone e il santuario di Valmala mi scappò per l'ennesima volta il piede dalla pedana destra. Peccato che una volta seduto non riuscivo a trovare la pedana! E già... si erano rotti i perni che la tenevano tenevano al telaio. Fortunatamente, tornando indietro qualche decina di metri ho ritrovato la pedana. Erano le quattro e mezza del pomeriggio di Sabato. Dove avrei mai trovato un'officina che mi potesse riparare il danno?
Superato il santuario ci siamo diretti verso Sampeyre. Quando lungo la strada, poco prima del paesino di Melle, abbiamo incrociato un "Soccorso ACI" Autofficina Roggero. Era aperto. Avevano appena recuperato un turista tedesco con una Land Rover in panne. Siamo entrati nella speranza ci fosse qualcuno che potesse darci una mano. C'era una signora al telefono ma l'officina sembrava essere chiusa. Ho chiesto gentilmente alla signora se ci fosse stato qualcuno in officina per riparare la mia pedana. La signora ha risposto che purtroppo non c'era nessuno che potesse fare la riparazione... (un brivido freddo mi percorse tutta la schiena...). Ma che se eravamo capaci ci lasciava usare gli attrezzi.
E ci ha salvato il Giro!
Eseguita la riparazione e ringraziata la signora (e colgo l'occasione per ringraziare ancora) ci siamo diretti verso Sampeyre dove avevamo deciso di fermarci. Era tardi e, visto  l'ufficio del turismo di Frassino (pochi km prima di Sampeyre) ci siamo fermati. Qui ci hanno indicato proprio li in piazza un Bed & Breakfast.
Si trattava di "Barba Bertu". Un simpatico e pulito B&B che dava sulla piazza e che aveva pure la "rimessa" dove parcheggiare le moto.
Fatta la doccia e rilassatici "un attimo" ci siamo presi la classica "birretta" di aperitivo e siamo andati alla volta del ristorante convenzionato con il B&B dove abbiamo mangiato bene, piatti tipici del posto e speso poco.
La mattina dopo, fatta una lauta colazione siamo partiti e abbiamo cercato di prendere quota verso il Colle del Prete. Subito il percorso si è rivelato un po' impegnativo.
In realtà è diventato subito dopo abbastanza scorrevole (anche se c'era modo di complicarsi ancora la vita... diciamo che abbiamo scelto per il percorso "soft").
Superato il colle Del Prete ci siamo diretti verso Colle Gilba.
La strada era sempre molto regolare e senza grosse difficoltà. Ma i panorami "impagabili".
Abbiamo percorso praticamente sempre in costa la catena montuosa fino ad arrivare al colle Gilba. Questo colle è un immenso prato che divide la Val Varaita dalla valle del Po.
La discesa dal colle Gilba non è stata facilissima. La strada era spesso "distrutta" e piena di pietre.
Arrivati a Paesana ci siamo presi un caffe e abbiamo consultato bene la cartina e il GPS per cercare di arrivare alla valle dell'Infernotto.
Infatti fino ad ora le strade erano tutte abbastanza segnate ma da qui bisognava "azzeccare" la partenza.
Dopo alcuni tentativi abbiamo trovato la strada che si snodava verso l'Infernotto. Ad un bivio però abbiamo preso a destra anziché a sinistra percorrendo diversi chilometri su una strada "parallela" (che quindi poteva ingannare rispetto alla traccia del GPS) ma errata.
Resomi conto dello sbaglio siamo tornati indietro e abbiamo percorso la mulattiera giusta.
Qui la strada era piuttosto stretta e pietrosa. Anche se mai particolarmente difficoltosa.
Arrivato al "Rifugio dell' Infernotto" mi sono fermato ad aspettare Paolo e a fare qualche foto.

Ed ecco Paolo che arrivando guada il Rio dell'Infernotto (con poca acqua... visto che era Agosto).
La valle dell' Infernotto è una valle caratterizzata dalla presenza di numerose cave. Infatti, a tratti, il paesaggio è un po' sconvolto dalla presenza di questa attività di scavo...
Districati tra una miriade di di sterrate che collegavano le varie cave siamo arrivati a Lusernetta e, in asfalto, a Torre Pellice. Da quì abbiamo cercato la strada per colle Vaccera e quindi siamo scesci lungo un bosco molto divertente fino a Villar Perosa.
Da quì abbiamo seguito in asfalto fino all'imbocco per la Provinciale 172 che ci portava fino al Passo delle Fenestrelle.
A quel punto avevamo fame. Ma non c'è stato verso di trovare una trattoria che ci desse da mangiare. Tanto che arrivati al rifugio Selleries (dalla parte opposta del passo delle Fenestrelle) abbiamo aspettavo invano che ci facessero dei panini. E quindi ci siamo accontentati di alcuni "Wafer" confezionati... nella speranza di trovare qualcosa più avanti.

Arrivati al Passo delle Finestre abbiamo poi preso per la Strada dell'Asietta.
All'imbocco ci ha fermato una guardia della Forestale che ci ha raccomandato di mantenere il limite di velocità: 30 Km/h....
La strada dell'Assietta è una vecchia militare ormai famosissima a tutti coloso che praticano fuoristrada turistico. Si snoda, ad una altezza che si mantiene intorno ai 2000m,  lungo la dorsale che divide la Val Susa e la Val Chiossone. Il passo è a 2472m
E la strada offre panorami mozzafiato


 Alla fine arriviamo alla fine con tanto di foto "in fondo" alla strada della Assietta.

Siamo scesi  a valle lungo le piste da sci fino a Sauxe D'Oulx dove ci siamo fermati in un bar a mangiare.
Siamo andati a prendere l'autostrada e siamo rientrati in meno di tre ore a Genova.
Esperienza che sicuramente ripeteremo in futuro.

2 commenti:

  1. Ciao Mauro, sensazionale questo report. Complimenti!!! :)
    Ho guardato su tutto il blog ma non ho trovato un tuo contatto mail. Avrei bisogno di scriverti x avere un paio di info. Mi puoi lasciare il tuo indirizzo? Nel frattempo ti lascio il mio: zioghilli[chiocciola]libero.it

    Grazie - CiAo - Luca

    RispondiElimina
  2. Anch'io vorrei se possibile avere un tuo contatto mail per qualche informazione.
    Enrico
    anilec@libero.it

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.